26 aprile 2016



PRIMA PARTE


Per raggiungere i propri scopi, fronteggiare gli eventi, comprendere, dare senso e significato agli stimoli che pervengono alla nostra attenzione e ai nostri sensi, la mente umana si organizza formando un archivio di descrizioni e definizioni della realtà.

Si tratta di un processo che inizia sin dalla nascita (alcuni ipotizzano che possa cominciare già nel ventre materno). Si ritiene che i primissimi anni di vita siano sufficienti per la formazione di una struttura di base del sistema cognitivo.

In questo modo la mente archivia, in memoria, dati di conoscenze di base che poi utilizza in tutte le sue attività elaborative per:


Roberta Cavalleri - suspended reality

  • Interpretare e valutare le esperienze, le situazioni, gli eventi, gli stimoli interni, le cose;
  • Valutare le risorse disponibili, proprie ed esterne, per gestire al meglio, situazioni e attività;
  • Valutare i possibili scenari che possono verificarsi in funzione delle scelte ipotizzate;
  • Decidere i comportamenti ritenuti più appropriati per gestire efficacemente le esperienze.


Questi dati di conoscenza, in pratica, sono dei modelli di riferimento interpretativi di sé, degli altri, del mondo. Sono le cosiddette credenze.

Queste si dispongono a diversi livelli di coscienza e gerarchie che ne caratterizzano le funzioni. Quelle di base sono, per lo più, inconsce.


19 aprile 2016



In molte forme di timidezza la sessualità è motivo d’ansia perché tocca diversi tipi di timore: di una cattiva prestazione, di un’inadeguatezza fisica, di un’inabilità comportamentale, di un’incapacità al soddisfacimento del/la partner, di un blocco fisiologico.

La timidezza è un disagio sociale di natura cognitiva ed esiste solo in virtù dell’interazione interpersonale. Fuori da quest’ambito non esiste. 

Egon Schiele - l'abbraccio
È proprio questa sua natura cognitiva a generare i problemi che stanno alla base dell’ansia da prestazione, dell’ansia da relazione o dell’ansia darapporto sessuale.

A farla da padrone è l’idea d’inadeguatezza che la persona timida ha di se stessa e, in certi casi, di una generica idea d’indisponibilità dell’altro/a.

12 aprile 2016


I ruminatori abituali stanno sempre col pensiero al passato. Ripetono tra sé i ricordi degli eventi, spesso fissandoli anche con immagini mentali raccolte da quelle memorie, per poi lasciarsi andare al rammarico e all’auto rimprovero: “Se non avessi …”; “Ma perché non ci ho pensato?!”; “Che idiota che sono stato!”; “Non ne azzecco una … ”; “Se avessi …”.

Il ricordo degli eventi trascorsi imprigiona le persone timide nel loro passato, impedendo loro di vivere il momento presente. 

Claudia Venuto - la scala
Per gli ansiosi sociali, la ruminazione rappresenta, al tempo stesso, un modo che li aiuta a trovare soluzioni (che poi non trovano mai) e una dannazione, perché si rendono conto di non riuscire più a controllarla.

Nel passato si cercano anche le origini del male, come se, una volta trovate, la loro sofferenza si dileguasse come un fantasma che trova la pace. 

In realtà, è il dolore della sofferenza che va superato, accettandolo. Il passato non è modificabile. 

I “se” del rammarico, alimentano la negazione della compassione, della comprensione, dell’accettazione, e rendono più pervasivo lo spirito dell’autocritica feroce, la non accettazione del sé, la conferma e rinforzo della validità e veridicità degli schemi cognitivi disfunzionali.

In una tale foggia mentale, all’ansioso sociale sfugge un dato essenziale: che sta vivendo la sofferenza nel presente e che a soffrire è la persona del presente. Rivivendo il passato sta condannando il proprio presente. 

Anche se il passato è la sede in cui si sono forgiate le credenze disfunzionali, la disfunzionalità permane non per effetto della sua storia, ma per le conferme continue che riceve nel susseguirsi dei presente appena trascorsi e nel presente corrente.

6 aprile 2016


Tra i fattori più problematici che, un timido e un ansioso sociale in generale, deve affrontare per il cambiamento, ci sono l’abitudinarietà e automaticità di comportamenti e metacognizioni, oltre alla staticità delle credenze disfunzionali.

Mentre le credenze di base si sono già stabilmente strutturate e radicate sin dalle prime manifestazioni delle forme di ansia sociale, determinati comportamenti (cioè quel che si dice e ciò che si fa), assunzioni varie e metacognizioni acquisiscono carattere abitudinario e automatico soprattutto quando il disagio si è già manifestato.

Elisa Anfuso - solitud-es n.5
Le credenze di base che si sono formate per effetto dell’ interazione con le figure di riferimento, nell’infanzia e la fanciullezza, generalmente, presentano “al pettine” i problemi di cui sono portatrici, con l’ingresso nell’età adolescenziale

Quelle disfunzionali, già a quel punto, sono state abbondantemente rinforzate e, quindi, si sono radicate le definizioni negative del sé e degli altri.

Se le credenze disfunzionali, attivandosi, accendono la “miccia”, tutto quello che ne consegue, comprese le riconferme delle stesse credenze attivate, è un processo che si auto alimenta e si auto rinforza e, auto referenziandosi, genera il circolo vizioso dell’ansia sociale.