27 giugno 2016


Il modo di come interpretiamo gli eventi e tutta l’attività della nostra mente, è un pullulare di pensieri. Anche quanto crediamo di non pensare, la nostra mente sta pensando.

Quando dico che la timidezza, e le altre forme di ansia sociale, sono di natura cognitiva, è implicito che c’è lo zampino determinante dei flussi di pensiero che attraversano la nostra mente.
Edward Hopper - senza titolo

Le difficoltà che si vivono nell’inserimento sociale, nel partecipare attivamente a una discussione, nell’esprimere pareri e pensieri, nel creare relazione, dipendono, in primis, dai pensieri evocati dalla nostra mente in merito a tali attività.

Ma quali sono i problemi di base che agiscono in questi casi? 

Direi che, innanzitutto, c’è il bisogno-necessità-esigenza di essere parte di un contesto sociale, cioè, di un gruppo, di una comunità, o anche di una coppia. E ciò deriva dal fatto che l’essere umano è un animale sociale che riesce a realizzare se stesso, compiutamente ed efficacemente, se è inserito in un contesto costituito da una pluralità di persone che condividono determinati obiettivi, culture, interessi.


25 giugno 2016


In un precedente articolo, ho parlato della vergogna come emozione in sé e le funzioni che svolge, in quanto tale, nella specie umana. Qui mi voglio soffermare su aspetti che riguardano la vergogna, in relazione al problema dell’appartenenza sociale. 

La vergogna provoca una sorta di auto umiliazione un po’ in tutti coloro che hanno a che fare con l’ansia sociale, cioè, la timidezza, la fobia sociale, l’ansia da prestazione, il disturbo evitante della personalità, eccetera.


Elisa Anfuso - con il nastro bianco
La vergogna è una emozione che ha due aspetti principali: il primo nasce dalla percezione del superamento di una soglia, oltre la quale, diventa a rischio l’accettazione sociale, per cui la persona timida teme di potersi trovare in una condizione di non appartenenza; il secondo, è soprattutto riferito al comportamento e all’idea di trasgressione di regole e principi cui si conferisce particolare valore.

La vergogna, come superamento della soglia di perdita dell’accettabilità sociale, si collega a credenze sulla inadeguatezza delle proprie qualità personali. 


14 giugno 2016


“Qualsiasi cosa debba fare, penso sempre a tutt’altro”; “viaggio troppo con i pensieri: quando lavoro, quando sto con gli altri, in ogni luogo”;” non sto mai nella realtà, sono sempre preso dai pensieri”; “sto sempre a fantasticare su una realtà che non esiste”; “non riesco a stare attento su niente, son troppo preso dai miei pensieri”; “penso troppo, non riesco neanche a stare attento quando qualcuno mi parla”.

Amare considerazioni frequenti nelle persone timide e negli ansiosi sociali, in generale. Spesso sono anche seguite da giudizi critici e negativi di sé stessi. 

L’ansioso sociale legge questo fenomeno come una propria incapacità a controllare flussi di pensieri che gli si presentano alla mente con abitudinarietà e automaticità.

Edward Hopper - sole del mattino
Nella realtà, si tratta di una inibizione nell’esercizio delle capacità di controllo. 

Il carattere abituale e automatico di questi flussi di pensieri, fa sì che essi pervengono alla mente bypassando talune fasi del processo elaborativo.

L’ansioso sociale viene a trovarsi in una situazione per la quale non riesce ad avere il controllo di quei flussi di pensiero che si presentano in modo automatico, oppure che si svolgono in modo abituale.


10 giugno 2016



La timidezza è un disagio psichico, di natura cognitiva, che si determina nel dominio dell’interazione sociale. 

Si manifesta con comportamenti evitanti o viziati da inibizione ansiogena.

Si caratterizza, per i flussi di pensieri negativi, che attraversano la mente, e riguardano il sé, gli altri o il mondo sociale; per le emozioni che comportano, sovente, l’attivazione di sintomi fisiologici dell’ansia.


Lucia schettino - L eccezione consiste semmai nella maggiore intensità
Va detto, però, che una definizione definitiva della timidezza, non si è ancora raggiunta, per via di un’ampia gamma di forme, ambiti sociali di attivazione, intensità e frequenza delle sue manifestazioni.

Infatti, non è sempre chiaro il confine tra timidezza e fobia sociale o disturbo evitante della personalità, tra disagio e patologia; i tratti dell’uno si confondono spesso con quelli dell’altra.

Generalmente, è considerata una forma di ansia sociale non patologica. Tuttavia forme di timidezza cronica lasciano, comunque, il sospetto che possano essere disagi patologici.
La sua natura cognitiva e le tipologie delle cognizioni interessate sono comuni anche ad altre forme d’ansia sociale.