La procrastinazione è un comportamento molto diffuso nell’umanità.
Per tantissimi individui costituisce anche un problema quando diventa un tratto
abituale del comportamento. In questi casi si può parlare di procrastinazione
patologica.
I fattori che sottendono alla procrastinazione sono vari e,
spesso, sono in relazione alla natura dell’oggetto procrastinato.
Si può
rinviare ciò che non ci piace fare, o che viene richiesto da altri, o che
prefigura un impegno che non ci sentiamo di assumere, o perché non rientra nei
nostri interessi, a volte perché prefigura un obbligo o una pretesa, in certe
occasioni perché le nostre preferenze sono orientate in altre direzioni, quasi
sempre, perché non siamo motivati, e in altri casi, quando le motivazioni sono
antagoniste.
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Roberta Cavalleri - sprecato |
Nelle ansie sociali, entrano in gioco anche le credenze
disfunzionali del sé.
In più occasioni, ho descritto la timidezza come una forma
di disagio sociale di natura cognitiva cui sottendono credenze negative sul sé
inerenti idee di inadeguatezza specifiche o generalizzate.
Sappiamo che quando delle credenze di base riguardano la
definizione del sé come soggetto inabile all’interazione sociale o incapace a
far fronte con efficacia a eventi situazioni e comportamenti, tutti i processi
cognitivi che ne conseguono tendono a conclusioni previsionali negative.
“Non mi riesce, non ce la faccio”, “farò un disastro”, “è
troppo difficile per me”, “non sono neanche da dove cominciare”, “non potrà
funzionare”, “non posso farcela”, “non sono abbastanza intelligente”, “ho
sempre fallito”, “deluderò tutti”, “farò una gran brutta figura”, “non sono
preparato/a”, “sono già che fallirò”.