31 gennaio 2017


PRIMA PARTE

Cosa sono

Con questo, inizierò una serie di articoli che focalizzeranno l’attenzione sugli “strumenti” che utilizza la mente le sue attività e che sono così incisivi anche nello sviluppo delle ansie sociali.

La mente umana ha la funzione fondamentale di farci perseguire e raggiungere gli scopi della nostra esistenza. 


Maria Conserva - Io capitano dell'anima mia
Per svolgere tale funzione, la mente necessita di un archivio in memoria, e dunque lo crea, un archivio di riferimenti che le permettono di riconoscere e valutare il mondo circostante, di canovacci logici che funzionino da linee guida. Parliamo, quindi, di strumenti che facilitano quel processo di elaborazione che si conclude con l’agire.

La nostra mente funziona in due modalità: una automatica, che permette all’uomo di prendere decisioni immediate, e un’altra razionale che ha bisogno di più tempo di elaborazione.

Ambedue le modalità necessitano di informazioni di base, di dati di conoscenza. È qui che entrano in gioco le credenze di base.


24 gennaio 2017


Ruminazioni infinite di esperienze finite o vissute male, rimuginii interminabili su quel che può accadere o su ciò che si vorrebbe fare o dire, flash back ossessivi, immagini insistenti su momenti topici in cui si consuma la sofferenza, tristi e disperati rammarichi che diventano cantilene infinite, pensieri e scene mentali sul tema del futuro che non c’è, o che ripete una storia incolore, o che racconta un’ecatombe, improperi su sé stessi per presunte incapacità o fallimenti, pensiero liquido.

Giovanna Fabretti - il caos dentro
Il mondo dei pensieri disturbanti è ricco di modi e si muove in una sola direzione: la negatività.

Spesso sono sorretti da metacognizioni “positive”, cioè che si reggono sull’idea che quella abitudine di pensare in quel dato modo sia utile. Accade con le ruminazioni, i rimuginii, il preoccuparsi. Ci si convince che indugiare col pensiero, continuamente, su eventi trascorsi possa essere utile per capire, rispondere a incessanti domande come “perché l’ho fatto”, “come ho potuto farlo”, “perché proprio a me”, “se non avessi…”, “se avessi…”. Si pensa che insistere nel pensare a ciò che accadrà, facendo interminabili previsioni, possa essere risolutivo dei problemi. Si ritiene che preoccuparsi è segno di responsabilità e che, pertanto, bisogna sempre essere preoccupati.

16 gennaio 2017


La dimensione sociale è il dominio entro cui si manifesta la timidezza, infatti, è un disagio di natura cognitiva che sussiste solo in relazione agli altri.

Giovanna Fabretti - varco
In pratica, la persona timida è tale, soprattutto, nella sua identità sociale. Lo è, nel momento in cui si trova, o si sente, coinvolta in eventi e situazioni nelle quali entrano in gioco fattori quali: l’ essere esposti alla vista, alla valutazione e al giudizio degli altri; comparare sé stessa agli altri; la valutazione di sé stessa rispetto agli altri.

Tuttavia, l’identità individuale ne è, inevitabilmente, invischiata.

Il fatto che la timidezza sia di natura cognitiva sta già a indicare che la fonte della sua essenza risiede in quell’insieme di nozioni che costituiscono le informazioni di base cui la nostra mente attinge per svolgere le sue attività di elaborazione, valutazione, previsione e decisione.

10 gennaio 2017


Il rimuginìo è una pratica dominante nelle ansie sociali, mentre la ruminazione lo è nei disturbi dell’umore. Ambedue questi processi mentali sono comunque presenti sia nelle ansie sociali, sia nelle depressioni.


Preciso, per i nuovi lettori non avvezzi a certe terminologie, che il rimuginìo consiste nel pensare su eventi, fatti e comportamenti relativi al futuro, e lo sono in modo insistente e reiterato per un tempo prolungato che può andare da diverse ore, ad alcuni giorni, o anche settimane. 
Edward Hopper - donna al sole

La ruminazione è, invece, il pensare ha fatti del passato, sempre in modo insistente e reiterato e che si prolunga per un tempo che va da diverse ore a diversi giorni.

Sono per lo più sorrette anche da metacognizioni che conferiscono validità, spesso troppo eccessiva, a tali pratiche mentali: sia gli ansiosi sociali che i depressi tendono a considerare il rimuginìo e la ruminazione attività molto utili per affrontare i problemi e risolverli.

Tuttavia, parallelamente alla valutazione positiva di tali attività, spesso convive anche la valutazione negativa delle stesse. Infatti, ambedue i processi mentali sfuggono al controllo volontario del soggetto. 


2 gennaio 2017


La mente umana ha due sistemi di elaborazione delle informazioni e degli stimoli che le pervengono. 

Uno è quello che si svolge attraverso la ragione, la razionalità; si tratta dell’elaborazione delle informazioni che opera nel nostro livello cosciente e che implica volontà, intenzionalità e metodo.


Edward Hopper - mattino in città
L’altro opera fuori dal nostro controllo cosciente e, dunque, sfugge alla nostra volontà e intenzione razionale, si tratta dei processi di valutazione automatica. Più che operare secondo un metodo, la sua attività è più simile a una routine.

I processi di valutazione automatica bypassano la vera e propria attività di elaborazione, attingono direttamente dalla “banca dati” dei modelli interpretativi precostituiti conservati in memoria e operano per uguaglianza, analogia e similitudine.

Il loro carattere automatico fa sì che le loro attività si svolgono in tempi assai rapidi, tali da permettere risposte comportamentali immediate, cosa che non potrebbe accadere, con altrettanta velocità, nel caso di una valutazione riflessiva che ha bisogno di tempo.

Tali processi sono di due origini differenti, una è innata, acquisita attraverso le conoscenze geneticamente trasmesse, l’altra è relativa all’apprendimento.

Se vogliamo comprendere l’origine innata della valutazione automatica ci basti pensare come nel mondo animale, già alla nascita, si è capaci di fiutare un pericolo e scappare.

Alcune di queste attività automatiche sono, dunque, già acquisite alla nascita e si tratta di funzioni fondamentali per la sopravvivenza, ce le portiamo dentro sin dalle età primitive in cui esse facevano la differenza tra la vita e la morte.

I processi di valutazione automatica acquisiti per apprendimento si poggiano sulla conoscenza acquisita che può essere diretta o indiretta. In questi casi la nostra mente memorizza l’esperienza nella propria “banca dati” dei modelli interpretativi.

Molto importante, nella memorizzazione per apprendimento è la ripetizione. Maggiore è la reiterazione dell’esperienza, maggiore è anche il grado di automazione del processo valutativo.

Ti domanderai: “ma che cavolo tutto questo con le ansie sociali? Con la mia timidezza o la mia fobia sociale?”.

I processi di valutazione automatica sono un po’ come il pilota automatico, procedono da soli, senza che noi stessimo lì a pensarci su. 

Quando parlo dei rinforzi delle credenze e di come queste si attivano in un batter d’occhio, senza che ce ne rendiamo conto, sto facendo proprio riferimento ai processi di valutazione automatica.

I pensieri automatici negativi, così profondamente pervasivi e persistenti, che dominano nella mente dell’ansioso sociale ogni volta che deve fronteggiare una situazione ansiogena o deve interpretare un evento o un comportamento, godono proprio della funzione automatica di valutazione. 

Essi pervengono alla mente della persona, facendole svolgere l’attività di previsione, considerazione sui propri mezzi, interpretazione della situazione, in tempi talmente rapidi, che la persona timida, la sociofobica, l’ansioso sociale in generale, non s’accorge neanche che nella propria testa siano transitati tali pensieri: L’automazione del processo valutativo gli ha risparmiato la fatica di ragionarci su in modo compiuto e razionale.

E dato che le credenze disfunzionali attivate e i pensieri automatici negativi hanno già dipinto un quadro a tinte fosche, resta solo da decidere in che modo proteggersi dalla catastrofe imminente prospettata e tanto immanente.