28 dicembre 2018


“Non mi so esprimere”; “non riesco a esprimermi come vorrei”; “non sono mai cosa dire”; “anche se inizio a dire qualcosa, poi non so come continuare”; “non so parlare”.
Sono alcune delle frasi che sento pronunciare da persone timide o ansiosi sociali che vivono il problema di non riuscire a comunicare con gli altri in modo funzionale.

La timidezza è un disagio sociale che vede coinvolti, in un processo circolare, i sistemi emotivi e quelli cognitivi. Sappiamo anche che emozioni e cognizioni si condizionano vicendevolmente.

Edward Hopper - s.t.
I processi circolari messi in moto dalle attività di pensiero e dalle emozioni finiscono col condizionare anche quelli che vengono chiamati sistemi motivazionali.

Riguardo al tema che stiamo per trattare, i sistemi motivazionali coinvolti sono quelli dell’intersoggettività e quello della ricerca (detto anche dell’esplorazione).

Tutto ciò significa che nella mente di una persona timida, che si trova a vivere una situazione ansiogena, entrano in gioco una serie di fattori concomitanti:



20 dicembre 2018





parte 3 di 3



Il sé



Il sé non è una entità ma un processo, relazioni e relazioni di relazioni tra aree e nuclei del cervello.

La prima forma mentale è un sé primordiale corporeo, che Damiano, Panksepp, Northhoff e altri neuroscenziati, chiamano proto sé, cioè un processo che “mappa” l’organismo, la memorizza e la aggiorna continuamente. In pratica il proto sé rappresenta il corpo.

Non si tratta di un sé cosciente, non è provvisto di soggettività e non interagisce con le emozioni, è un sé fatto di processi automatici. La mappatura dell’organismo del sé primordiale è paragonabile a un programma per computer che svolge azioni precise al combinarsi di determinati fattori.

Questa forma di mente è presente già allo stadio evolutivo rettiliano. Essa è, infatti, l’espressione di quella necessità di un organo gestionale che gli organismi pluricellulari cominciano ad avere nel momento in cui diventano strutture complesse.

Con l'emergere dei sistemi motivazionali ed emotivi, il sé primitivo comincia ad acquisire il "senso di conoscere": la cucciolata riconosce mamma lupa; il richiamo del piccolo pinguino è riconosciuta da mamma o papà tra una infinita distesa di pinguinotti; nel branco i componenti si riconoscono tra loro e sanno chi è l'intruso; nelle grandi migrazioni di immense mandrie nel Serengheti, gli esemplari anziani riconoscono la strada e guidano i giovani; all'avvicinarsi della stagione della riproduzione,  uccelli si reincontrano e riconfermano il loro essere coppia stabile. 


17 dicembre 2018


 


PARTE 2 di 3

Sistemi motivazionali

Un sistema motivazionale è il risultato di relazioni, e relazioni tra relazioni, tra cellule, gruppi e aree cerebrali, cosa che accade attraverso “scariche” di impulsi elettrici e produzione di sostanze chimiche endogene.


I sistemi motivazionali sono strumenti operativi del cervello, hanno la funzione di generare, nell’organismo, gli impulsi ad agire per il raggiungimento degli scopi.


Nel processo evolutivo del cervello, come ho già accennato, ai sistemi motivazionali primogeniti, se ne sono aggiunti altri, sia come sviluppo di quelli preesistenti, sia come formazione di nuovi, ma con un aumentato livello di complessità.

I sistemi motivazionali più antichi, comparsi col cervello rettiliano sono la regolazione fisiologica, la difesa (attacco o fuga), l’esplorazione ambientale, la territorialità, la sessualità (ma senza la formazione di coppie).


Si tenga presente che il sistema esplorativo è forse quello che più di altri si attiva ed entra in gioco anche nell’attivazione di altri sistemi motivazionali sia del cervello rettiliano, sia di quello limbico e della neocorteccia.
Per fare qualche esempio, il sistema della sessualità necessita anche dell’attivazione di quello esplorativo in quanto l’animale, così come anche l’homo sapiens, per accoppiarsi deve cercare l’individuo con cui accoppiarsi; la regolazione fisiologica abbisogna del sistema esplorativo per garantire l’apporto di sostanze nutrienti al proprio organismo.


I sistemi motivazionali che vengono ad aggiungersi con la formazione del cervello limbico sono l’attaccamento (ricerca di cura e vicinanza protettiva), l’accudimento (offerta di cura e protezione), la sessualità di coppia, la competizione (definizione di rango di dominanza o sottomissione), la cooperazione (gioco sociale, affiliazione al gruppo e, nell’uomo, l’attenzione congiunta e condivisa).

Tutti questi sistemi motivazionali attivano le emozioni allo stadio primordiale, cioè quelle generate dall’area limbica del cervello.


Con la neocorteccia si aggiungono i sistemi motivazionali dell’intersoggettività e la comparsa di sotto sistemi che vanno a integrare quelli tipici dell’area limbica.



15 dicembre 2018


PARTE 1 di 3


Le emozioni, la manifestazione più sentita dei disagi e delle sofferenze interiori (ma anche del piacere), sono l’espressione di processi biologici e mentali alquanto complessi.
Per capirci qualcosa, è utile un viaggio esplorativo nel cervello delle specie animali partendo dai processi evolutivi che lo hanno interessato.
Ma prima sfatiamo un mito. Comune, a tutte le forme di vita animale (persino vegetale) comprese quelle unicellulari o pluricellulari elementari, è l’impulso a esistere e sopravvivere: la “volontà” di vivere non è una prerogativa esclusiva delle forme di vita provviste di cervello: esiste in ogni forma di vita biologica.

L’evoluzione del cervello e sue funzioni

Il cervello comincia a formarsi con la comparsa di forme di vita pluricellulari complesse che per sopravvivere e adattarsi all’ambiente avevano bisogno di un sistema regolatorio per il funzionamento ottimale dell’organismo.

Anche il cervello fa parte del corpo e, come vedremo più avanti, pure la mente. Le peculiarità del cervello stanno semplicemente nel fatto che questo è costituito da cellule che svolgono un ruolo particolare e che producono funzioni che sembrano non appartenere al mondo materico, ma a qualcosa di diverso, tanto che l’abbiamo chiamata mente.

Uno dei fattori che caratterizzano il cervello è il fatto che è dotato di sistemi, detti “motivazionali”, le cui finalità sono quelle di rispondere efficacemente ai bisogni dell’organismo, accrescere le capacità di adattamento all’ambiente e, quindi, di aumentare le possibilità di vita.

In linea generale, possiamo suddividere il cervello in tre parti, ciascuna delle quali, corrisponde a diverse macro fasi evolutive dell’organo. Nella descrizione del cervello trino, queste parti sono chiamate rettiliano, limbico e neocorteccia

Cervello trino
Il cervello rettiliano è quello più antico, costituito, grosso modo, dal tronco encefalico e dal cervelletto. I suoi compiti principali riguardano i meccanismi di regolazione dei processi vitali compresa la riproduzione e l’esplorazione per garantire l’alimentazione. Tutti processi che poggiano sui sistemi motivazionali che vedremo in seguito. Si tratta, quindi, di un cervello dalle funzioni “essenziali”.

Il cervello limbico, rappresenta il secondo macro stadio evolutivo. Questo è la sede di nuclei cerebrali come l’amigdala, il grigio periacqueduttale, il talamo, l’ipotalamo, la corteccia cingolata, il corpo calloso, eccetera. 

La comparsa del cervello limbico coincide anche con lo sviluppo della memoria e dell’apprendimento. 

È in quest’area che si formano le emozioni che vanno intese come un “sentire fisico”. 

Panksepp [1] le chiama sentimenti grezzi, Damasio [2] le chiama emozioni primordiali. Si tratta di emozioni che vengono avvertite senza che vi sia consapevolezza e/o capacità di descrizione, sono “sensazioni” che si avvertono e basta.
Il cervello limbico è presente negli uccelli e nei mammiferi: tutti questi animali provano emozioni.

Col cervello limbico cominciano a formarsi le prime forme del sé, che Damasio chiama proto sé e sé nucleare. Questi costituiscono un “sé materiale”. Non si tratta di un sé pensante, tuttavia nel mondo animale si acquisisce la capacità di percepirsi come entità individuale, proprietaria di un corpo.

Sia i sistemi motivazionali, sia le emozioni che si attivano nell’area limbica del cervello, sono processi automatici. Vanno considerate come disposizioni innate. 

Per attivarsi non hanno alcun bisogno (e infatti non accade) di una mente pensante, di processi di elaborazione cognitiva, di una condizione cosciente e consapevole del sé come attore e come testimone. Tutte queste attività sono assolutamente non coscienti.

Ciò significa che un animale il cui sviluppo del cervello si è fermato al livello limbico pur provando una emozione non sa né come, né perché la sta provando, obbedisce semplicemente all’istinto e ne prova la gioia o il dolore.

Con l’apprendimento e la memoria viene a determinarsi quella che viene chiamata conoscenza implicita. 

Si tratta di disposizioni e conoscenze in parte innate, quindi trasmesse geneticamente, in parte acquisite per apprendimento. Anche i sistemi motivazionali possono essere considerate conoscenze implicite.

La conoscenza implicita non è, dunque, una conoscenza cosciente. Anch’essa è da considerare il risultato di processi di memoria che funzionano in modo automatico.

Con la neocorteccia, che è lo strato più esterno del cervello caratterizzata dalla tipica superficie che fa pensare alla noce, entrano in gioco nuovi sistemi motivazionali, e la capacità di elaborare, sovrintendere e gestire le emozioni, e la costruzione di strutture di significato.

É con la neocorteccia che la coscienza acquisisce capacità descrittiva e viene a formarsi quello che Damasio chiama “sé autobiografico”, cioè la percezione di un sé come protagonista e testimone, capace di dare significato alle esperienze e di sviluppare un linguaggio semantico.

In ogni fase evolutiva, successiva a quella precedente, i sistemi motivazionali e le funzioni cerebrali preesistenti vengono “sottoposti” all’azione o al coordinamento dei nuovi nuclei e aree cerebrali che si sono formate, anche se non è così in tutti i casi. Si può dire che a ogni fase evolutiva, il cervello perfeziona le proprie funzioni aumentandone la complessità ma anche l’efficienza nel gestire l’organismo vivente sia in termini di funzionamento interno, sia in termini di adeguamento e interazione con l’ambiente in cui vive.

Tuttavia, le funzioni svolte dalle parti primitive del cervello non sono soppresse, continuano a svolgere il proprio ruolo, con la differenza che nei processi cerebrali attivati intervengono anche le attività svolte dalle aree evolutivamente più recenti. Ciò è reso possibile grazie una fitta e complessa rete di comunicazione tra le diverse aree del cervello.

Non esistono attività cerebrali, come ad esempio le emozioni, che non siano il risultato dell’azione combinata e sincronizzata di diverse aree e nuclei del cervello. In breve, non esistono localizzazioni precise e uniche delle manifestazioni cerebrali. Ciò vale anche per le emozioni, così come per la memoria.

L’aumentata complessità e potenzialità acquisite con la formazione della neocorteccia ha sempre il fondamentale scopo dell’adattamento all’ambiente e l’accrescimento funzionale dell’organismo vivente: questo è un assunto da tener sempre presente: cervello, mente e cognizione non sono un capriccio della natura, sono strutture e processi che hanno lo scopo omeostatico, di servire l’organismo.

Lo sottolineo ancora: la funzione fondamentale del cervello è l’omeostasi, quindi il mantenimento in uno stato ottimale dell’organismo biologico vivente. In breve, il mantenimento in vita nella migliore delle condizioni possibili.

Lo scenario che si è venuto a presentare già a partire dallo sviluppo dell’area limbica, vede l’emergere della mente (che però è molto diversa da quella a cui pensiamo oggi) e, successivamente, della coscienza quando, come dice Damasio, il sé affiora alla mente.

Mente, coscienza, apparati motivazionali e il sé non sono “entità”, ma processi: Immani e complessi insiemi di sistemi, e sistemi di sistemi, che interagiscono tra loro.



[1] Jaak Panksepp, Lucy Biven  “Archeologia della mente” Raffaello Cortina editore 2014

[2] Antonio Damasio “Il sé viene alla mente” Adelphi 2012