30 gennaio 2018


È probabilmente la forma più diffusa di timidezza. Non a caso la timidezza è un disagio psichico legato alle interazioni umane: si manifesta in tale dominio e non in altri.

La persona timida è incalzata da alcune tipologie di paura: il giudizio negativo altrui, il timore di sbagliare, di non saper esercitare a sufficienza (o non saperle esercitare affatto) le abilità sociali, di essere d’incomodo, di dare fastidio, di subire il rifiuto, di non sapersi inserire nel gruppo di riferimento, dell’insuccesso, del fallimento, di apparire stupida, di arrossire, di impantanarsi o apparire goffa, di non essere all’altezza dei pari.

Chierici Simonetta - migrazione-spaesamento
Tali paure, spesso, coincidono con l’idea che si ha di sé stessi, e cioè, quelle credenze di base che riguardano la definizione del sé, delle prerogative e qualità personali. Si tratta, dunque, di ciò che si è convinti di essere. 

Credenze di base che, talvolta, contrastano con quanto si pensa di sé allo stato cosciente e razionale. Ho detto “talvolta” perché si verificano anche casi in cui il pensiero razionale è ostaggio di quello emotivo.

Possiamo definire l’ansia da competenza sociale quella condizione psichica di disagio che si manifesta nel percepirsi inadeguati all’interazione interpersonale in uno o più campi delle attività umane e sociali.


25 gennaio 2018


C’è un legame molto stretto tra bassa autostima e timidezza, la prima è una conseguenza dell’altra e hanno in comune un giudizio negativo di sé.

L’autostima esprime il grado di fiducia nelle proprie capacità e nei propri mezzi. Essa, dunque, ci dà la misura di quanto crediamo in noi stessi, nelle nostre abilità a muoverci nell’ambito delle relazioni interpersonali, nelle personali capacità di far fronte con efficacia a determinate situazioni, eventi e comportamenti.

Edvard Munch  - autoritratto all'inferno
La timidezza ci indica che avvertiamo un disagio psichico, di natura cognitiva, che sussiste esclusivamente nel dominio delle interazioni sociali. 

Essa è caratterizzata dalla presenza dell’emozione della paura: del giudizio negativo altrui, dell’insuccesso, del fallimento, dell’essere inadeguati a vario titolo e in varie forme.

Dire che la timidezza è di natura cognitiva significa indicare che le radici della sua formazione e i fattori della sua permanenza nel tempo passato e nel presente sono da ricercare nell’insieme delle strutture cognitive e, più in particolare, nelle definizioni del sé, degli altri e del mondo inteso come consesso sociale (credenze di base); nei costrutti mentali formatesi col fine di giustificare e dare senso attuativo alle credenze di base, alle strategie mentali adottate per dare soluzione alle sofferenze interne che si sperimentano nella vita.

18 gennaio 2018


Sostanzialmente, la paura di amare è paura della sofferenza; quest’ultima sembra essere il timore finale, quello definitivo. Ma è accompagnata da uno stuolo di paure, che potremmo definire intermedie tra l’idea dell’esperienza e il timore della sofferenza.

Infatti, chi ha il timore di amare vive anche l’esperienza di provare emozioni di paura legate all’abbandono, al fallimento della relazione, al percepirsi come incapace di vivere e gestire una relazione, al mostrarsi all’altro/a inabile o incapace, al giudizio negativo dell’altro/a, al non considerarsi meritevole d’amore.

È chiaro che questi timori afferiscono principalmente alle credenze di base inerenti la definizione del sé, dell’altro o di ambedue.

Edvard Munch - Amor and Psyche
Va anche considerata la storia delle relazioni dell’ansioso sociale che può incidere in maniera assai significativa nello sviluppo e nella formazione degli schemi cognitivi e, quindi, dei flussi di pensieri previsionali negativi e le conseguenti emozioni di paura.

Una storia personale che presenta esperienze vissute con grande intensità emotiva, inerenti la perdita di persone di riferimento o di abbandono da parte di soggetti significativi per l’ansioso/a sociale, possono innescare la formazione di una memoria degli eventi tragici vissuti come di trascorsi la cui sofferenza è ricordata come insopportabile o che abbiano comportato la follia, rasentato il suicidio oppure prodotto altri gravi danni alla propria persona. 


4 gennaio 2018


È il sognare a occhi aperti. Il day dreaming è un’attività del pensiero, nello stato di veglia, che si manifesta sia in modalità immaginativa, sia in quella verbale, sia in ambedue i modi.

Il fatto che si sogni quando si è svegli non implica, di per sé, uno stato cosciente o consapevole. Questa attività della nostra fantasia può manifestarsi in modo automatico, oppure stando in una condizione cosciente.

Paul Delvaux - il sogno
Nel primo caso, l’automaticità implica una storia abitudinaria nel ricorrere a tale attività, tale che questa si trasforma in una routine mentale che sfugge all’essere cosciente di svolgere tale pratica, anche se il fantasticare presuppone comunque l’intervento di un livello cosciente. 

In pratica, lo stato cosciente è presente nella elaborazione della fantasia ma la persona non è necessariamente consapevole che sta fantasticando.

Nel secondo caso, il day dreaming è una scelta cosciente. La persona timida decide volontariamente di dedicarsi al sogno ed è consapevole dell’attività che sta svolgendo.